Milano, Teatro Filodrammatici – 27 febbraio 2015
L’OPERA LOW COST APPRODA AL TEATRO FILODRAMMATICI
Conti alla mano: il dittico La voix humaine e Cavalleria rusticana, proposto per tre recite al milanese Teatro Filodrammatici, di fianco al Teatro alla Scala, è costato in tutto 8.968 euro. Operazione integralmente autogestita (unico sponsor la dottoressa Maria Candida Morosini) ha avuto il maggior costo, ovviamente, nel noleggio del teatro, 4.700 euro per tre sere ed è stata contenuta in 3.000 euro per il rimborso spese, più che compenso, del cast e del direttore d’orchestra. Insomma l’opera low cost e ad ogni costo, autogestita da giovani, proposta con giovani promesse scelte in audizioni. Il regista Gianmaria Aliverta non demorde ed è stato “premiato” da due importanti ingaggi: al prossimo Festival di Martina Franca curerà una riduzione de L’incoronazione di Poppea e per il teatro La Fenice, a Venezia, sarà impegnato nel prossimo mese di ottobre in un dittico di due atti unici, tra cui La voix humaine che ha presentato ora e per la prima volta a Milano. Un’originale regia, con finale a sorpresa come in un film giallo, laddove di azione proprio non ce n’è. Protagonista la valente ed intensa Ginevra Schiassi. Con Cavalleria rusticana si torna nell’alveo di una tradizione meridionale rivisitata nei tempi attuali, con un Alfio (ottimo il baritono coreano Hyun Kyu Ra) di stampo mafioso, una Lola procace e “stile Gomorra” (perfetta nella parte Elena Caccamo in tutto simile alla almodovariana Rossy De Palma) una passionale Santuzza (la promettente Marina Gubareva, soprano russo di bella voce lirica) un Turiddu particolarmente truzzo, assolutamente in parte e ben cantato dal tenore Alessandro Mundula ed infine una Mamma Lucia dal timbro scuro e contrantile, Chiara Albano.
La direzione e previa preparazione sono state condotte con solerte attenzione e professionalità meritevoli di più cospicui mezzi, dal Maestro Damiano Cerutti. Il quale, oltre a curare la trascrizione, dal pianoforte ha tenuto in riga l’esuberante e nutrito coro (venti di loro, che nel ridotto spazio del Filodrammatici parevano una marea) ed i tre strumentisti: Carlo Moretti, flauto, Chiara Tagliabue, clarinetto e Matteo Dossena, fagotto. La partecipazione di pubblico, alla recita di sabato 27 febbraio, è stata numerosa e prodiga negli applausi e in grida di “bravo”.
Prossimo appuntamento con La traviata, offerta a sere alterne in versione “tradizionale” e “moderna”. Una proposta che ha il sapore della provocazione: sono giovani e recalcitranti e lì sta è il bello!
Andrea Merli